13 Nov IL GIORNALISMO IMPARZIALE È LODEVOLE MA IL FALSO EQUILIBRIO È PERICOLOSO
IL GIORNALISMO IMPARZIALE È LODEVOLE MA IL FALSO EQUILIBRIO È PERICOLOSO
di
David Robert Grimes
L’imparzialità è essenziale per fare buon giornalismo – evitare i pregiudizi è una cosa di cui tutti i media rispettabili si vantano. Questo è lodevole, perché un serio dibattito è di vitale importanza per una sana informazione e di conseguenza, per una società informata. Ma quando il peso delle prove scientifiche punta in maniera incontrovertibile in una certa direzione, ostinarsi a mettere entrambe “le parti” sullo stesso piano può essere molto fuorviante.
La BBC ha fornito un esempio di alto profilo di questa informazione fuorviante nel corso del 2011 in seguito alle dure critiche di un Trust report che ha individuato la loro “eccessiva attenzione al parere marginale” sui cambiamenti climatici indotti dall’uomo, tra le altre questioni. Nonostante la schiacciante evidenza scientifica che l’attività umana stia guidando il cambiamento climatico, la relazione ha evidenziato come molti programmi della BBC siano caduti vittima di un “applicazione troppo rigida delle linee guida editoriali in materia di imparzialità”, di conseguenza dedicando troppo tempo delle trasmissioni ai negazionisti del cambiamento climatico. Una relazione di follow-up pubblicata nel 2014 ha concluso che questa atteggiamento è un tasto dolente che “risuona ancora oggi”.
Questa situazione, nota come falso equilibrio (false balance), si verifica quando i giornalisti presentano opposti punti di vista come se fossero sullo stesso piano, più di quanto le stesse prove consentano. Ma quando l’evidenza a favore di una certa posizione è praticamente incontrovertibile, è profondamente sbagliato mettere sullo stesso piano e contrapporvi un punto di vista conflittuale per impostazione predefinita. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici indotti dall’uomo, la BBC è ben lungi dall’essere l’unico organo di stampa a distorcere l’informazione in nome dell’equilibrio dal momento che l’informazione globale sulla scienza del clima è enormemente in contrasto con il consenso scientifico.
Parte del problema è che parlare di buona scienza richiede una profonda comprensione del metodo scientifico e dell’importanza delle prove. In mancanza di questa conoscenza, si può contribuire a perpetuare punti di vista di dubbia natura.
Nel 1998, Andrew Wakefield ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha sostenuto un legame causale tra l’autismo e il vaccino MPR. Queste accuse hanno ricevuto scarsa attenzione dai giornalisti scientifici seri che avevano una certa familiarità con gli anti-vaccinisti ed erano profondamente consapevoli della scarsità di prove che aveva Wakefield. Gli attivisti anti-MPR invece hanno rivolto la propria attenzione ai giornalisti non-scientifici, vendendo le loro “storie” come argomenti di interesse umano.
Questa strategia è stata terribilmente efficace – come racconta l’autore e accademico Ben Goldacre, comportando che uno sbalorditivo 10% degli articoli di “scienza” nel 2002 riguardavano il vaccino MPR e oltre l’80% di questi pezzi erano scritti da giornalisti non-scientifici.
Scrive Goldacre:
“Improvvisamente, stavamo ottenendo commenti e consulenze su questioni complesse come l’immunologia e l’epidemiologia da parte di persone che avrebbero potuto meglio raccontarci qualcosa di cosa divertente accaduto con la governante sulla strada per una cena.”
Editori e scrittori che non avevano alcuna conoscenza scientifica sono caduti nella trappola del presupposto pregiudizievole che due visioni opposte tra loro debbano avere pari rilevanza. La mancanza di prove a sostegno di tali affermazioni minacciose era già molto eloquente anche quando il giornalista investigativo Brian Deer ha cominciato ad esaminare il caso Wakefield. Il lavoro di Deer ha finalmente portato alla luce conflitti di interessi finanziari e comportamenti non etici e nel tempo, le affermazioni di Wakefield sull’MPR si sono rivelate false.
Da allora, una notevole mole di dati ha continuato a dimostrare come il vaccino MPR sia del tutto sicuro. Le conseguenze dell’inutile panico generatosi, tuttavia, hanno portato molti genitori, posti com’erano di fronte a notizie contrastanti di cui non erano in grado di misurare la rispettiva veridicità, a scegliere di non vaccinare i loro bambini, con risultati spesso fatali e un ritorno del morbillo in tutto il mondo.
Ora, con questo discorso non voglio dare la colpa di queste conseguenze deleterie solo ai giornalisti e ai media, ma il fatto che gli attivisti anti-vaccino possano sfruttare l’ideale di imparzialità è preoccupante. Quando il peso schiacciante delle prove punta risolutamente in una certa direzione, l’assunto che il buon giornalismo richieda che punti di vista reciprocamente opposti debbano essere trattati sullo stesso piano di validità semplicemente non regge.
D’altronde, valutare questo aspetto richiede una certa esperienza e per i media più esigenti può essere un compito difficile distinguere tra vera scienza e pseudoscienza. I giornalisti subiscono una tremenda pressione per produrre articoli molto coinvolgenti, in tempi molto stretti. Un modo per contenere il problema del falso equilibrio e dei reportage di scarso valore è quello di mettere gli esperti scientifici in contatto diretto con coloro che raccontano una certa storia e organizzazioni come il Science Media Center e Sense About Science hanno avuto un notevole successo in questo. Consiglio vivamente agli scienziati di registrarsi con le proprie competenze e conoscenze in questi gruppi in maniera tale da contribuire ad arginare la marea di disinformazione.
Impegnarsi pubblicamente nella divulgazione scientifica è utile, ma il problema di quando e come farsi coinvolgere è pieno di complicazioni. Ho affrontato questo problema di recente, quando una stazione radio irlandese, mi ha chiesto di discutere il documentario anti-vaccino Vaxxed direttamente con il suo protagonista – il già citato Andrew Wakefield. Il produttore ha sostenuto che un’emittente rivale gli aveva offerto un spazio con un ospite molto simpatico ma senza contraddittorio e che non ci fosse una forte pressione pubblica locale per farlo apparire.
A malincuore ho accettato di fare da controparte ma con l’avvertenza che mi sarebbe stato permesso di spiegare perché dare spazio a questo personaggio e al suo punto di vista screditato fosse di per se una cosa immorale. L’esperienza è stata frustrante, generando prevedibilmente più calore che luce.
Questo è il nocciolo della questione con il falso equilibrio – non importa quanto nobile sia l’intenzione dei mezzi di comunicazione, ma presentare scienza e pseudoscienza come un contraddittorio dà la falsa impressione che una questione sia scientificamente controversa. Peggio ancora, si dà libero sfogo a dubbie motivazioni che vengono scambiate come opinioni scientifiche. Vuoi che il problema siano le vaccinazioni, i cambiamenti climatici, le medicine alternative o qualsiasi altra cosa, il fatto di presentare una convinzione , una credenza priva di prove a sostegno in condizioni di parità con una evidenza scientifica stabilita è corrosivo per la comprensione del pubblico.
Ho chiesto allo scienziato, autore e giornalista televisivo Simon Singh quale fosse la sua opinione su questa spiacevole tendenza e se, dal suo punto di vista, questa scelta dei media non fosse una perdita di tempo comparabile quantomeno alla loro inettitudine:
“Ogni situazione è diversa ma io sto rifiutando più interviste su, per esempio, l’omeopatia, perché non è il mio lavoro prestarmi al gioco del falso equilibrio e quindi giustificare il cattivo giornalismo. Recentemente, una radio locale della BBC ha voluto fare una chiacchierata estemporanea sul cupping in seguito all’utilizzo di questa metodica da parte di atleti olimpici. Mi sono eclissato perché inevitabilmente l’intervista aveva preso la seguente piega: (a) Simon dice che è spazzatura, (b) i terapisti che utilizzano il cupping dicono che funziona per alcune persone, (c) il paziente dice per loro ha funzionato, (d) gli intervistatori dicono che ci sono diverse opinioni, non è forse interessante? e (e) una serie di persone hanno telefonato per raccontare le loro storie di quanto fosse miracoloso il cupping. Non voglio essere parte di quel tipo di giornalismo “.
Ecco, non dovrebbe funzionare coì: è davvero possibile per i media trattare argomenti controversi per il pubblico in modo informativo e responsabile. È ammirevole che la BBC ora offra ai suoi giornalisti una formazione specifica su come evitare il falso equilibrio e su come presentare argomenti scientifici complessi e controversi, sottolineando che “…parlare di scienza non vuol dire semplicemente riportare una vasta gamma di punti di vista ma lo spazio da dare a ciascuna opinione dipende dal diverso grado di rilevanza (intendasi peso) di tali opinioni”.
In parte, certe dissonanze sono spiegate dal fatto che c’è un ampio divario tra il consenso scientifico e l’opinione pubblica e i media ricorrono al falso equilibrio per accontentare il loro pubblico. Ma piuttosto che cedere al rumore bianco del contraddittorio, i media potrebbero trarre maggior beneficio nell’inquadrare certe questioni nel contesto di una discussione. Per esempio, sono stato di recente ospite in una radio con il dottor Ciara Kelly per discutere le controversie sul vaccino contro l’HPV. Piuttosto che impegnarsi nello scenario di una discussione già programmata, Kelly ed i suoi produttori hanno spiegato agli ascoltatori il motivo per cui hanno optato per evitare il falso equilibrio, pur affrontando le paure della gente. Il risultato è stato, a mio avviso, un dialogo informativo che ha preso in considerazione tutte le idee sbagliate che ci sono in giro inserendole decisamente in un contesto scientifico.
Quando la scienza è relativamente chiara, questo tipo di approccio è di svariati ordini di grandezza migliore rispetto all’evocare un dibattito inutile, in quanto dà ad un pubblico una maggiore comprensione delle evidenze su cui questi punti di vista sono costruiti. Con questo approccio è anche possibile prendere in considerazione opinioni contrarie e spiegare il motivo per cui queste opinioni non sono scientificamente accettate. È un modo molto più costruttivo e comprensibile del paradigma predefinito di due teste parlanti che gridano l’una verso l’altra.
I media hanno un ruolo importante da svolgere nel trasmettere informazioni e punti di vista rilevanti e dovrebbero spingere verso uno standard di verifica e controllo di qualità che sembrerebbe mancare nei più frammentati media moderni. Impegnarsi nel cercare un falso equilibrio mina questa ruolo e rischia di dare a punti di vista smentiti o di una frangia pericolosa un’aria di legittimità e l’ossigeno della pubblicità ma anche ed in ultima analisi, di dare spazio a sofismi che ci lasciano tutti più divisi e meno informati.
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